Bancarotta per distrazione: quando si configura e quali sono le conseguenze

La bancarotta per distrazione è una delle forme più gravi di reato fallimentare previste dalla Legge italiana.

Si verifica quando l’imprenditore, prima del fallimento, sottrae o utilizza indebitamente beni o risorse dell’azienda per finalità personali o estranee all’attività d’impresa.

Di conseguenza, questo comportamento compromette il patrimonio della società, danneggiando i creditori e ostacolando il regolare svolgimento della procedura fallimentare.

Vediamo più nel dettaglio come si configura questo reato di bancarotta

Cos’è la bancarotta per distrazione?

La bancarotta per distrazione è una fattispecie di bancarotta fraudolenta patrimoniale, disciplinata dall’art. 216 della Legge Fallimentare. La “distrazione” si riferisce al fatto che l’amministratore dell’impresa sottrae consapevolmente beni, denaro o altre proprietà aziendali, destinandoli a usi personali o comunque diversi da quelli aziendali.

Questo comportamento deve avvenire prima della dichiarazione di fallimento e in modo doloso.

Un esempio classico è l’imprenditore che trasferisce fondi aziendali su conti personali, cede beni aziendali a parenti o amici a un valore irrisorio o li usa per scopi non legati all’attività dell’impresa.

Cosa comporta la revocatoria fallimentare?

La revocatoria fallimentare è un’azione che il curatore può intraprendere per annullare atti compiuti dall’imprenditore nei mesi precedenti al fallimento che abbiano danneggiato i creditori.

In pratica, serve a recuperare beni usciti indebitamente dal patrimonio dell’azienda, rendendoli nuovamente disponibili per la massa fallimentare.

La revocatoria può riguardare vendite di beni, pagamenti o altri atti dispositivi che hanno avuto luogo entro uno specifico periodo di tempo prima del fallimento (generalmente sei mesi o un anno, a seconda del caso) e che risultano anomali o in favore di determinati soggetti.

In presenza di bancarotta per distrazione, la revocatoria è uno strumento essenziale per limitare i danni e tutelare i diritti dei creditori.

Qual è la differenza tra distrazione e dissipazione?

Nel contesto del diritto fallimentare, è importante distinguere tra distrazione e dissipazione:

  • La distrazione è un atto volontario e consapevole con cui l’imprenditore sottrae beni dell’impresa per destinarli a fini personali o estranei all’attività aziendale.
  • La dissipazione, invece, si riferisce a un comportamento caratterizzato da gestione imprudente, negligente o irresponsabile del patrimonio dell’impresa, che porta alla perdita di beni o risorse senza un preciso intento doloso.

Entrambe le condotte possono configurare ipotesi di bancarotta fraudolenta, ma la distrazione implica un dolo specifico, mentre la dissipazione può derivare anche da colpa grave.

Cosa si intende per distrazione di un bene?

Con distrazione di un bene si intende l’atto con cui un soggetto preleva, cede o utilizza un bene appartenente all’impresa fallita per finalità diverse da quelle previste dalla gestione aziendale. Il bene può essere un immobile, un veicolo, una somma di denaro o anche un bene immateriale come un credito.

La distrazione è punita penalmente quando è effettuata con la consapevolezza di danneggiare i creditori, soprattutto se avviene in prossimità del fallimento o in un contesto di grave crisi aziendale.

Sanzioni per bancarotta per distrazione

La bancarotta per distrazione è un reato penale che può comportare la reclusione da tre a dieci anni. In più, il tribunale può disporre l’interdizione temporanea dai pubblici uffici e l’incapacità di esercitare imprese commerciali per un determinato periodo.

Le indagini, spesso complesse, si concentrano su movimenti bancari, cessioni di beni e atti societari anomali. La prova del dolo è fondamentale per arrivare a una condanna.